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    Home»Senza categoria»Tutto chiede salvezza 2: Si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano. Su Netflix
    Senza categoria

    Tutto chiede salvezza 2: Si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano. Su Netflix

    By 30 Settembre 2024Nessun commento5 Mins Read
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    “Un reparto di psichiatria è una linea di confine con la realtà. Non esiste, tra noi e loro, che una sola differenza: il caso”. È in questa frase il senso profondo di una serie speciale come Tutto chiede salvezza, la serie di Francesco Bruni – scritta insieme a Daniela Gambaro e Daniele Mencarelli, tratta dal suo romanzo – che ritorna finalmente con la stagione 2 dal 26 settembre su Netflix. Già dal romanzo di Mencarelli, già dalla stagione 1 era tutto chiaro: “si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano”. E così ritorna Daniele, ritorna la nave dei pazzi. Il nostro protagonista ritorna a Villa San Francesco, nel reparto psichiatrico dove aveva passato una settimana in seguito a un TSO. Ma stavolta è dall’altra parte: sta facendo un tirocinio come infermiere. L’idea permette di scatenare un mondo complicato che è ancora dentro di lui. Tutto chiede salvezza 2 è una serie scritta e diretta con una straordinaria sensibilità ed empatia verso il prossimo, che dagli autori si trasferisce a un cast in stato di grazia e fa che la serie sia un’esperienza immersiva. In quel reparto psichiatrico di Villa San Francesco ci siamo tutti noi. Ci siamo dentro fino al collo.

    Sono trascorsi due anni da quando abbiamo lasciato Daniele e la nave dei pazzi. Molte cose sono cambiate: Daniele (Federico Cesari) e Nina (Fotinì Peluso) sono diventati i genitori della piccola Maria e poco dopo la sua nascita si sono allontanati. Li ritroviamo che si contendono l’affidamento della bambina con il supporto delle rispettive e diversissime famiglie. Daniele, dopo l’intensa esperienza vissuta durante la settimana di TSO, ha scelto di diventare infermiere e, grazie all’intervento della dottoressa Cimaroli (Raffaella Lebboroni), sta per entrare come tirocinante nell’ospedale in cui era stato ricoverato. Ha cinque settimane per dimostrare al giudice che quello può diventare un impiego stabile, accreditandosi come un genitore affidabile. In questa nuova veste, Daniele conosce i nuovi pazienti della camerata, che lo costringono a riflettere sul suo eccesso di empatia verso il dolore degli altri e che rischiano di farlo deragliare di nuovo.

    Too much love will kill you, troppo amore ti ucciderà, cantavano i Queen. Ed è questo il problema di Daniele: troppo amore per il prossimo, troppa sensibilità, troppa empatia. La nuova esperienza rischia di travolgerlo. Per Daniele tornare nella camerata vuol dire mettersi allo specchio: guardare i nuovi ospiti del reparto riflettersi in loro e rivedere se stesso. Quel “siamo uguali” che gli dice Rachid, detto Tormento, ex grande promessa del calcio, gli fa male. Se il confine tra sanità e malattia è questione di attimi, del caso, Daniele non è pià sicuro di avercela fatta. “Non sono un padre, non sono un figlio, non sono malato, non sono un infermiere, non sono niente”. Daniele è alla ricerca di se stesso. Ma in fondo non lo siamo tutti?

    Come un’altra grande serie, molto diversa, The Handmaid’s Tale, il romanzo d’origine copriva la prima stagione. Scrivere un’altra stagione di Tutto chiede salvezza non era facile. Francesco Bruni, Daniele Mencarelli e Daniela Gambaro ci sono riusciti, trovando nell’anima dei personaggi quello che ancora potevano dare. E prendendo dalla vita: Francesco Bruni ha raccontato la storia, dolorosa, della separazione tra Daniele e Nina trovandola probabilmente tra le persone a lui vicine; Daniele Mencarelli nella sua storia, quel passaggio a diventare un autore di poesia, una poesia salvifica, da semplice appassionato. Chissà se anche nella sua vita c’è stato qualcuno come Angelica (Valentina Romani), una sorta di Beatrice che lo ha condotto verso il Paradiso. Rispetto alla stagione 1 si nota che nella trama c’è più costruzione, che si sia scelto di raccontare la vita di Daniele secondo il percorso dell’eroe, con molti ostacoli da superare, con in supporto di tanti, importanti, aiutanti.

    Ma quello che conta è che questi personaggi non vorresti mai lasciarli. Non vorresti passare con loro solo cinque episodi (una durata perfetta) ma tutta la vita, andare avanti all’infinito, perché fanno parte di te, come se fossero la tua famiglia. Dovremmo tutti tornare da loro, ogni tanto, per sapere come stanno. Perché a loro ci teniamo.

    In questa seconda stagione Francesco Bruni scopre sempre di più il piacere della regia, il gusto per l’inquadratura. Le sequenze non sono mai banali. A partire da certe inquadrature dall’alto, ariose e liberatorie, che sembrano quasi sottintendere che ci sia qualcuno lassù, un deus ex machina, ad assistere all’umana commedia di questi personaggi, e magari indirizzarla. Ci piace come le immagini sono legate alla musica, da Nel blu, dipinto di blu (Volare) di Domenico Modugno che apre la storia a Sul bel Danubio blu di Johan Strauss II.

    Il futuro di Daniele Mencarelli, dalla cui esperienza è tratto questo racconto, è stato nella scrittura, nella poesia. “Quando ridi e sei tutt’uno con la gioia niente che sia male esiste, fremono nell’aria le tue braccia afferrando invisibili cose, luci e ombre amiche giocano con te in segreto in una lingua vietata a ogni altro, poi nuvole a coprire il sole il buio che penetra la stanza nere le pareti dove le tue mani carezzavano il pulviscolo, quello che non vedono i tuoi occhi è il dolore, si chiama perdita”.

    di Maurizio Ermisino

    Fai clic qui per vedere lo slideshow.

     

    L’articolo Tutto chiede salvezza 2: Si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano. Su Netflix proviene da Daily Mood.

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