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    Home»Senza categoria»House Of Guinness, dall’Irlanda con amore: saga familiare, film politico o qualcos’altro?
    Senza categoria

    House Of Guinness, dall’Irlanda con amore: saga familiare, film politico o qualcos’altro?

    By 25 Settembre 2025Nessun commento5 Mins Read
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    Per vari motivi ci sono tanti di noi che sono innamorati dell’Irlanda. I motivi sono la musica che abbiamo ascoltato, i paesaggi che ci hanno avvolto, la sua storia tormentata, la sua gente semplice e ospitale. E anche i suoi sapori, i cibi e le bevande. Tra queste c’è ovviamente la birra, una birra in particolare, la Guinness, che, come sa chi ci è stato, bevuta in terra d’Irlanda ha un sapore unico e irripetibile. Anche la storia della Guinness è molto particolare. E House Of Guinness, la nuova serie Netflix in streaming dal 24 settembre, prova a raccontarla, ovviamente romanzata a dovere.

    House of Guinness racconta un’epopea ispirata a una delle dinastie più celebri e antiche d’Europa: la famiglia Guinness. Ambientata tra Dublino e New York nel XIX secolo, la storia prende avvio subito dopo la morte di Sir Benjamin Guinness, l’uomo a cui si deve lo straordinario successo dell’omonimo birrificio. La serie esplora il notevole impatto del suo testamento sui suoi quattro figli adulti, Arthur, Edward, Anne e Ben, oltre che sulla vita di un gruppo di abitanti di Dublino coinvolti nel fenomeno Guinness.

    House Of Guinness inizia il suo racconto con immagini patinate, colori seppiati e dorati, quelli che ci si aspetta in un racconto d’epoca, lontano nel tempo. E viaggia dentro a un immaginario dickensiano. Quello che non ci si aspetta, o forse sì, è la musica “anacronistica” che ai aggiunge a quella tradizionale irlandese. Accanto a suoni celtici, ecco allora arrivare all’improvviso sferzate di musica rock e hip-hop. Melodie che provano a fare un collegamento tra quei tempi e i tempi nostri. La musica anacronistica nelle serie e nei film non è ormai una novità. Lo ha fatto Sofia Coppola in Marie Antoinette, Susanna Nicchiarelli per Miss Marx, la serie tv The Buccaneers e la nostra La legge di Lydia Poët. E sono solo le prime che ci vengono in mente. È un modo per attualizzare un racconto, ma non basta: per fare questo serve la scrittura dei personaggi e dei dialoghi, un’idea che permetta di parlare del passato ma di pensare ai giorni nostri.

    House Of Guinness di ci riesce? Lo fa in parte. È sicuramente attuale il discorso sulla figlia della famiglia Guinness, che capiamo da subito essere esclusa dell’eredità di famiglia, e dalla gestione della preziosa fabbrica di birra, perché già sposata e in possesso del reddito che le permette di vivere agiatamente. Per il resto ci sembra che il lavoro di scrittura non riesca in questo obiettivo. Per capirci, un esempio in cui l’attualizzazione di una storia lontana del tempo è riuscita è M – Il figlio del secolo, la serie ambientata negli anni Venti del secolo scorso, che è attualizzata non solo attraverso la musica, ma anche con un grande lavoro di scrittura, con alcune battute che alludono alla cronaca, e con un altrettanto grande lavoro di montaggio.

    Che cosa si vuole fare allora con questa House Of Guinness? Si vuole fare una saga familiare sul modello di Downton Abbey o The Crown? Si vuole fare una serie crime, sul modello di Peaky Blinders? O ancora, si vuole fare un film politico e storico sulla delicatissima questione irlandese? Già dall’inizio di House Of Guinness alla saga familiare si aggiunge la lotta tra le due fazioni che animavano l’Irlanda del tempo. Ma, anche qui, la questione è così delicata che banalizzarla in questo modo ci sembra un peccato.

    In questi anni il cinema ci ha abituato a grandi pagine di Storia irlandese, raccontate in modo intenso, drammatico, con il linguaggio che un tema come i “troubles” meritano. In questi anni abbiamo visto Michael Collins, Nel nome del padre, The Boxer, Belfast, La moglie del soldato e molti altri, tutti di altissimo livello. E allora, quando si parla di questione irlandese, è inevitabile fare confronti. E il confronto una serie così è destinata a perderlo.

    Guardando House Of Guinness ci rendiamo conto che il problema maggiore è tutto nell’empatia. Gli autori non riescono mai a crearla, non riescono a farci appassionare a personaggi tutto sommato sgradevoli e monodimensionali. La cosa ci colpisce proprio perché alla scrittura c’è un certo Steven Knight, che è l’autore, oltre che della premiata serie tv Peaky Blinders, anche di storie come quelle di Piccoli affari sporchi e di Locke, dove l’empatia con i personaggi è enorme. E allora ci viene da chiederci come sia possibile che uno script simile venga da una tale penna. Che sia stato scritto dalla sua “bottega”, cioè da un team coordinato da lui? Che sia stato scritto dall’Intelligenza Artificiale? Ovviamente, si scherza. Steven Knight, però, ha gli occhi puntati addosso. Scriverà lui, infatti, il nuovo film di 007, il primo con un nuovo attore, che sarà diretto da Denis Villeneuve. Farà bene, stavolta, a non sbagliare script.

    di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

    Fai clic qui per vedere lo slideshow.

    L’articolo House Of Guinness, dall’Irlanda con amore: saga familiare, film politico o qualcos’altro? proviene da Daily Mood.

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