“I capelli? Non è che non li lavo. È una tattica. Vuol dire che non si sono passate ore a sistemarsi i capelli perché si ha qualcosa di importante da fare”. A un certo punto di The Diplomat 3, in arrivo in streaming su Netflix il 16 ottobre, Kate Wyler (Keri Russell), si rivolge a una nuova assistente che la fissa perplessa. E se ne esce con questa frase, che dà un po’ il senso del suo personaggio. Ambasciatrice americana nel Regno Unito, Kate è un modello di donna molto particolare e molto moderno. Pur in un ruolo di rappresentanza, non è schiava dell’immagine: all’apparenza predilige la sostanza, al mostrare preferisce il fare. I capelli poco curati, un po’ opachi, con un’acconciatura essenziale. Gli abiti minimali, il minimo dell’eleganza richiesta, ma prima di tutto funzionali, spesso tailleur pantalone dalle forme semplici. Per Kate gli abiti sono quasi un peso. Sceglie di solito il più comodo. E, workaholic com’è, spesso si cambia in ufficio con abiti portati da qualcuno all’ultimo momento, senza neanche farsi una doccia. E, nonostante questo, non perde nulla del suo carisma e del suo sex appeal. Quello di una donna che sa il fatto suo. È anche questo uno dei motivi per vedere The Diplomat. Ma, come vedrete, i motivi sono molti
Nella terza stagione di The Diplomat, l’ambasciatrice Kate Wyler vive il singolare incubo di ottenere ciò che si desidera. Ha appena accusato la vicepresidente Grace Penn (Allison Janney) di aver ordito un complotto terroristico e ha ammesso di voler prendere il suo posto. Ma ora, con un grande colpo di scena che chiudeva la stagione 2, il presidente è morto e Grace Penn è subentrata alla guida degli Stati Uniti. Il marito di Kate, Hal (Rufus Sewell), stava lavorando per far ottenere alla moglie la vicepresidenza. Kate, invece, assume un ruolo che non ha mai voluto, con una libertà che non si sarebbe mai aspettata, un’amicizia sempre più complicata con il ministro degli esteri Austin Dennison (David Gyasi) e un legame inquietante con il First Gentleman Todd Penn (Bradley Whitford).
The Diplomat, partita due anni fa quasi in sordina, si sta rivelando, alla terza stagione, una delle serie Netflix più interessanti di questo periodo. Chi non la conoscesse ancora – e quindi volesse recuperarla dalla prima stagione – può provare ad immaginare una House Of Cards vista dal punto di vista femminile, con una spruzzata di Sex And The City. È infatti un viaggio dentro intrighi internazionali e nella geopolitica. Ma, nel mezzo di trattative e negoziazioni, finiscono per emergere anche le relazioni sentimentali e sessuali, che altro non sono che altri giochi di potere e di equilibri. Il doppio binario su cui viaggia la storia rende tutto molto intrigante. Anche perché i due binari spesso si incrociano e i due piani si confondono.
The Diplomat può essere visto anche come la storia di una donna che ha una carriera da costruire, ma deve lottare costantemente provando a uscire dall’ombra di un marito ingombrante e incontenibile. In questo senso, Kate deve sempre lottare il doppio, o il triplo, per arrivare a dei risultati e per essere considerata. Deve fare il lavoro vero e proprio del diplomatico, e questo lo fa benissimo; deve far superare agli altri il fatto di essere una donna; infine, deve far superare il fatto di essere “la moglie di”. E le vicende di questa terza stagione renderanno tutto ancora più difficile. Tutto questo ci fa stare sempre più dalla sua parte. E rende la Kate Wyler di Keri Russell, che è anche la produttrice di The Diplomat, uno dei personaggi femminili più belli di questa stagione di serialità.
Situazioni interessanti ed emozionanti, personaggi disegnati bene e interpretati ancora meglio, ambientazioni estremamente credibili: The Diplomat vive di tutto questo. Ma soprattutto vive – e in questa stagione ancor di più – di una costruzione narrativa eccezionale. Gli episodi di questa stagione sono 8, tutti disponibili da subito per il binge watching (e la serie lo è assolutamente). Ma è come se fosse divisa in due: i primi quattro episodi portano a una crescita costante della tensione fino ad arrivare a un episodio 4 strepitoso per scrittura e per costruzione del climax. Gli episodi dal 5 all’8 sono di fatto un’altra stagione. Nell’episodio 5 l’azione, a sorpresa, riparte dopo 5 mesi e con i presupposti cambiati. E, come se non bastasse, alla fine cambia scenario, ancora a sorpresa, e svela il vero tema chiave. L’episodio 6 è un capolavoro di scrittura per i colpi di scena, e anche per i dettagli, oltre che per la costruzione della tensione. L’episodio 7 vive del crescendo dei precedenti, e conduce all’ultima puntata, che riserva ancora molte sorprese. Il finale, ovviamente, è aperto. Dopo questo spettacolo chi vorrà privarci di una stagione 4? The Diplomat è una serie assolutamente da vedere. Anche perché diventa sempre più attuale. Vi lasciamo con gli Stati Uniti d’America che parlano di sé in questo modo. “Il mondo ci perdona quando ha bisogno di noi…”
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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L’articolo The Diplomat: Sesso e intrighi internazionali con Keri Russell, un nuovo modello di donna. Su Netflix proviene da Daily Mood.