È una storia di crescita, Stranger Things, e lo avevamo capito già dalle primissime scene della stagione 1, l’inizio di un lungo viaggio partito dieci anni fa. Stranger Things è arrivata alla sua stagione finale, la quinta, che arriva in streaming su Netflix divisa in tre parti: i primi quattro episodi sono da poco disponibili su Netflix, il Volume 2 arriverà il 26 dicembre (episodi 5-7) e il Finale il 1º gennaio 2026. Stranger Things è una storia di crescita sin dal suo concepimento, perché è scritto proprio come un coming of age, un romanzo di formazione. Quello di quattro amici preadolescenti che passano dai giochi di ruolo e le biciclette all’età adulta, attraverso delle prove di iniziazione spaventose che non avrebbero mai immaginato di affrontare. Ma la crescita riguarda ogni cosa in Stranger Things.
All’inizio di Stranger Things 5, siamo a Hawkins, Indiana, nel 1987. Joyce Byers, e i figli Will e Jonathan vivono a casa dei Wheeler, con Mike, Nancy, i genitori e la sorella più piccola, Holly. La mattina i ragazzi prendono la bici e vanno a scuola, e mentre pedalano ascoltano alla radio locale la nuova trasmissione di Robin, diventata Rockin’ Robin, che va in onda aiutata dall’amico Steve Harrington. Sulla sua bicicletta arriva a scuola anche il nostro amato Dustin Henderson, che indossa fiero la maglietta dell’Hellfire Club, quella del suo amico perduto Eddie. E, proprio per questo, viene bullizzato dai popolari della scuola. Undici è ricercata dalla polizia, ma si allena duramente. Perché sa che è lei l’arma più forte che hanno i nostri eroi per sconfiggere il malefico Vecna. Max, intanto, è ancora sospesa tra la vita e la morte, assistita dall’amato Lucas. Tutto questo in una Hawkins che prova a riprendersi ma è letteralmente ferita. Quello squarcio che si era fatto nel terreno alla fine della stagione 4 è ricoperto da una lastra d’acciaio.
Hanno qualcosa di diverso, tutti i protagonisti di Stranger Things. A differenza delle passate stagioni, dove erano in qualche modo inconsapevoli del pericolo, colti ogni volta alla sprovvista, qui sono preparatissimi. Hanno fatto già molte battaglie, sanno chi è Vecna, il loro nemico, sanno cosa vuole e cosa può fare. E allora li vediamo già pronti, organizzati, con una struttura simile a un piccolo esercito, o a una squadra speciale di intervento, e con un piano. Stranger Things 5 parte in quarta, non si perde in preamboli, è già in modalità combattimento. Ed è, sull’onda della stagione 4, una serie dai toni più duri, oscuri. I ragazzi stanno perdendo l’innocenza e stanno andando verso l’età adulta.
È una storia di crescita, allora, Stranger Things. Ma è davvero cresciuto tutto. Sono cresciuti, e tanto, i ragazzini protagonisti: Will, Dustin, Mike e Lucas. È cresciuta, decisamente, Undici. Lo vediamo chiaramente sullo schermo, dove alcuni di loro sono diventati davvero alti. Lo vediamo perché abbiamo seguito questi attori in altri film, e fuori dal set, come è avvenuto con Millie Bobby Brown e la sua trasformazione in una donna. È vero che è passato del tempo anche nella storia. Ma i dieci anni che sono passati dall’inizio alla fine del racconto, complice anche la pandemia e una struttura produttiva sempre più imponente, sono molti più dei quattro dell’arco narrativo. E così, come già nella stagione 4, si deve fare un grande sforzo per credere alla storia, per vedere questi ragazzi ancora a scuola, per credere che siano ancora quei personaggi che hai amato perché ti ricordavano te quando eri un ragazzino. Ma vuoi bene a quei personaggi, e quello sforzo lo fai.
È cresciuta a dismisura anche la struttura della serie. Quella formula perfetta di episodi da 40-50 minuti delle prime stagioni è cambiata, e già nella stagione 4 è stato molto evidente: in questa nuova stagione ci saranno anche episodi di 80 minuti, e un finale che sarà ancora più lungo. Non sembra neanche più una serie, ma un insieme di film. E allora in tanti si chiedono: è giusto che certe serie si prendano la libertà di andare oltre i limiti e i confini che il mondo della serialità si è dato?
Il fatto è che Stranger Things è diventata un fenomeno così grande che i Duffer Brothers si sono sentiti in dovere di alzare continuamente l’asticella per supere se stessi, cioè la stagione precedente. La stagione 4, arrivata due anni fa dopo un lungo stop, aveva fatto vedere già un esempio di tutto questo e dettato la linea di quella che sarebbe stata questa quinta stagione. Cattivi sempre più minacciosi e letali, combattimenti sempre più lunghi, scenari sempre più inquietanti. E sì, episodi sempre più lunghi. Se i Duffer Brothers si sono posti il problema di essere sempre più grandi, Netflix si è posta quello di gestire tutto questo. E così, come ha fatto per i finali di altre serie, è rimasta a metà tra la modalità del binge watching (il rilascio della serie tutta insieme, che era stato un suo caposaldo) e quella degli episodi settimanali, che era la modalità della serialità della vecchia tv, e che è tornata in altri player come Disney+ e Apple Tv+. Così ha scelto di rilasciare gli episodi tutti insieme, ma in tre parti. Una cosa che molti non hanno apprezzato. Il pubblico sembra volere l’una o l’altra cosa. Non le vie di mezzo.
In rete da mesi si legge di tutto. E in questi giorni il dibattito è divampato. C’è chi ha già visto tutta la prima parte di stagione e la vorrebbe subito tutta. Chi, davvero, preferirebbe gli episodi settimanali. C’è chi avrebbe voluto degli episodi più brevi, dal minutaggio da serie tv. E chi non ne ha mai abbastanza. Chi avrebbe voluto che la serie fosse finita prima, con i protagonisti ancora giovanissimi, e chi vorrebbe che andasse avanti all’infinito.
Il fatto è che Stranger Things ci è entrata così dentro, è così parte di noi – perché parla di noi – che, come ogni cosa che amiamo, ognuno la vorrebbe a propria immagine e somiglianza, ognuno la sente così sua da voler decidere che cosa debba essere. A pochi episodi dalla fine, possiamo dire che è una serie che ha davvero fatto centro. Perché ha conquistato tutti. Ha catturato i quarantenni e i cinquantenni, chi gli anni Ottanta in parte o in tutto li ha vissuti, e nella sua età di formazione. Ha catturato i ragazzi di oggi, perché racconta i loro coetanei, e quelle emozioni e quei problemi che, negli anni Ottanta come oggi, sono gli stessi. è una serie che è riuscita a creare un mondo. Che è sì derivativo da altri cento mondi di quegli anni, ma è anche originale e riconoscibile. È una cosa che poche opere che citano il passato, soprattutto quegli anni, riescono davvero a fare. Stranger Things è il cinema della Amblin degli anni Ottanta, è E.T., I Goonies, Stand By Me. Stranger Things è fantasy, avventura, fantascienza, horror. Ma è, soprattutto, Stranger Things.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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L’articolo Stranger Things 5: Piccoli uomini (e piccole donne) crescono. Su Netflix proviene da Daily Mood.
